Castelli e CattedraliMonte Sant'Angelo
Castello di Monte Sant'Angelo
Era dotato di scuderie e magazzini, ma anche prigione nei suoi sotterranei. Oggi rimangono solo i resti della muraglia e della fortificazione edificata nel 837
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Per quanto in passato un imponente castello si ergesse nella parte alta del paese, oggi ciò che ne rimane in quel di Monte Sant'Angelo è solo un rudere, poiché la fortezza voluta dal vescovo di Benevento, Orso I, ed edificata tra 837 ed 838, è stata sottoposta a vandalismi e a fenomeni atmosferici che, nel giro di mezzo secolo, hanno unitamente contribuito a degradarne ogni parte. Eppure, in passato, il Castello di Monte Sant'Angelo fu luogo fortificato e residenza di castellani, dotato di scuderie e magazzini, ma anche prigione nei suoi sotterranei, una funzione nella quale fu utilizzato soprattutto sotto gli Angioini, che lì vi fecero morire la moglie di Manfredi Maletta, Filippa d'Antiochia, nipote di Federico II.
Ciò che i restanti ruderi lasciano trapelare risale alla configurazione che il castello assunse a partire dal 1491, periodo in cui le invasioni dei Turchi e il continuo sviluppo delle armi da fuoco determinarono la necessità impellente di rafforzare in maniera sostanziale la struttura, lavori probabilmente affidati a Francesco di Giorgio Martini. Il castello passò nelle mani di Giorgio Castriota Scanderbeg, quindi di Consalvo di Cordova, per poi essere acquistato dai principi Grimaldi nel 1552, che, di conseguenza, si impadronirono della denominazione di baroni di Monte Sant'Angelo. Tale titolo durerà fino al 1802, quando l'edificio passò nelle mani del Cardinale Ruffo, quindi in quelle di suo nipote, che lo venderà al Comune di Sant'Angelo. La mancata cura di questa importante opera architettonica ne ha infine causato l'irrimediabile perdita, sebbene si tratti fortunatamente non di una perdita di radici storiche, bensì "solo" di impianto strutturale.
Originariamente castrum bizantino, nel IX secolo, la fortezza del Gargano fu successivamente affiancata da una torre, la cosiddetta Torre dei Giganti, caratterizzata da un altezza di 18 metri e da uno spessore murario di 3 metri. Sotto Federico II fu ampliato e migliorato, e reso dimora dell'amante dell'Imperatore, Bianca Lancia, con la quale questi convisse per alcuni anni e dalla quale convivenza si ebbero i due figli Enzo e Manfredi. E' per tale ragione che una superstizione popolare vuole che all'interno dei luoghi del castello vaghi ancora il fantasma della donna. Di quest'epoca ancora si conserva una graziosa sala, definita Sala del Tesoro, caratterizzata da volte ogivali e da un robusto pilastro centrale.Visitare il Castello di Monte Sant'Angelo
Oggi rimangono solo i resti dell'antica muraglia che attorniava il castello, il quale veniva difeso anche da un fossato, oltrepassabile grazie ad un ponte levatoio, successivamente reso fisso e retto da due archi. Tramite un portale si accede all'interno del castello, che mostra sulla destra il posto di guardia, le scuderie ed il deposito delle munizioni, sulla sinistra una scala che porta al torrione sovrastante ed un accesso all'esterno. Dal vestibolo, con un cortile lungo più di 21 metri, si procede verso la corte interna, ampia e delimitata da degli spalti difensivi e da due torri, tra le quali sorge il portale della sezione più interna della struttura. La suddetta Sala del Tesoro è accessibile grazie ad una scala che conduce ai piani superiori, e si suppone fosse un luogo dove organizzare feste e momenti conviviali. Proprio da questa sala è possibile accedere tanto alle dimore dei castellani quanto a quelle dei cortigiani.Ciò che i restanti ruderi lasciano trapelare risale alla configurazione che il castello assunse a partire dal 1491, periodo in cui le invasioni dei Turchi e il continuo sviluppo delle armi da fuoco determinarono la necessità impellente di rafforzare in maniera sostanziale la struttura, lavori probabilmente affidati a Francesco di Giorgio Martini. Il castello passò nelle mani di Giorgio Castriota Scanderbeg, quindi di Consalvo di Cordova, per poi essere acquistato dai principi Grimaldi nel 1552, che, di conseguenza, si impadronirono della denominazione di baroni di Monte Sant'Angelo. Tale titolo durerà fino al 1802, quando l'edificio passò nelle mani del Cardinale Ruffo, quindi in quelle di suo nipote, che lo venderà al Comune di Sant'Angelo. La mancata cura di questa importante opera architettonica ne ha infine causato l'irrimediabile perdita, sebbene si tratti fortunatamente non di una perdita di radici storiche, bensì "solo" di impianto strutturale.