Castel del Monte
Le fasi del restauro
Al momento dell'acquisto da parte dello Stato, nel 1876, il castello presentava i paramenti murari esterni gravemente deteriorati. Nel 1879 fu l'ingegner Sarlo a dare avvio alla prima fase dei restauri
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Al momento dell'acquisto da parte dello Stato, nel 1876, il castello presentava i paramenti murari esterni gravemente deteriorati per l'azione di una serie di elementi atmosferici: escursioni termiche, umidità, azione del vento. Non meno precario risultava lo stato di conservazione dell'interno, che presentava alcune volte già crollate ed altre pericolanti, a seguito delle copiose infiltrazioni di acqua piovana dai terrazzi. Nel 1879 fu l'ingegner Sarlo a dare avvio alla prima fase dei restauri, indirizzati innanzitutto ad impermeabilizzare le coperture e le cisterne pensili, a consolidare le strutture e a dotare le finestre di infissi; in questo periodo tornò alla luce il lacerto di pavimento a mosaico nell'VIII sala al pianterreno.
A partire dal 1928, sotto la direzione dell'architetto Quagliati, si provvide a rimuovere tutto il materiale di risulta, accumulato all'esterno per un'altezza compresa fra i due metri e i due metri e mezzo, che occultava completamente il basamento e falsava il rapporto fra il monumento e l'ambiente circostante. Si procedette inoltre alla demolizione dei conci gravemente deteriorati per l'azione di una serie di elementi atmosferici: escursioni termiche, umidità, azione del vento. Non meno precario risultava lo stato di conservazione dell'interno, che presentava alcune vòlte già crollate ed altre pericolanti, a seguito delle copiose infiltrazioni di acqua piovana dai terrazzi. Il timore era che rimuovere il materiale originale in misura così massiccia rischiasse di sostituire l'antico castello con uno troppo rinnovato. Nonostante tali interventi, e quelli effettuati successivamente con la tecnica del cuci-scuci secondo i criteri metodologici in voga negli anni '60, avessero restituito al monumento un'immagine effettivamente "ringiovanita", il fenomeno di degrado non si arrestò, rendendo necessario fra il 1975 ed il 1981 un ulteriore consistente intervento sulle cortine murarie, tuttora sottoposte ad una periodica attività di manutenzione, resa indispensabie dalle difficili condizioni climatiche del sito.
A partire dal 1928, sotto la direzione dell'architetto Quagliati, si provvide a rimuovere tutto il materiale di risulta, accumulato all'esterno per un'altezza compresa fra i due metri e i due metri e mezzo, che occultava completamente il basamento e falsava il rapporto fra il monumento e l'ambiente circostante. Si procedette inoltre alla demolizione dei conci gravemente deteriorati per l'azione di una serie di elementi atmosferici: escursioni termiche, umidità, azione del vento. Non meno precario risultava lo stato di conservazione dell'interno, che presentava alcune vòlte già crollate ed altre pericolanti, a seguito delle copiose infiltrazioni di acqua piovana dai terrazzi. Il timore era che rimuovere il materiale originale in misura così massiccia rischiasse di sostituire l'antico castello con uno troppo rinnovato. Nonostante tali interventi, e quelli effettuati successivamente con la tecnica del cuci-scuci secondo i criteri metodologici in voga negli anni '60, avessero restituito al monumento un'immagine effettivamente "ringiovanita", il fenomeno di degrado non si arrestò, rendendo necessario fra il 1975 ed il 1981 un ulteriore consistente intervento sulle cortine murarie, tuttora sottoposte ad una periodica attività di manutenzione, resa indispensabie dalle difficili condizioni climatiche del sito.